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(1990) BERTOLDO E BERTOLDINO

Per non correre il rischio di annoiare ed anche in linea con quella sperimentazione teatrale che è una delle finalità dell’ Estravagario Teatro, si è pensato di allestire lo spettacolo lungo due le direttrici: 1) Il testo crociano è piuttosto misero, privilegia le battute e i motti di spirito più che l’azione scenica o la caratura dei personaggi. Anche dal punto di vista narrativo, la prosa del Croce è ben poca cosa. Per non correre il rischio di annoiare ed anche in linea con quella sperimentazione teatrale che è una delle finalità dell’ Estravagario Teatro, si è pensato di contaminare molto liberamente i due testi originali, puntando maggiormente al ritmo e ad una visione globale del “fatto” teatrale, come spettacolo. Si è però voluto conservare la salacità e l’acutezza del protagonista attraverso battute che ne fanno un po’ il portavoce degli ideali (ma anche della polemica) del mondo contadino nei confronti dei signori. In questo senso si muovono anche la musica, ora regolare e aulica, ora sgangherata popolare e la scenografia, visivamente giocata sull’opposizione città-campagna, villaggio-corte. 2) Bertoldo non è una caricatura: si tratta, è vero, di un uomo assurdamente e comicamente brutto, volgare a volte zotico; ma gli si perdonano questi difetti per la limpidezza dell’intelligenza, per la sua capacità di ridere (e di far ridere) su tutto e su tutti e per una certa sua fierezza di contadino che affronta la vita caparbiamente, sapendo che “laorar l’è tribolar”, ma anche orgoglioso di ciò che ha e di ciò in cui crede. Da qui una visione del mondo fatta di cose semplici, di affetti familiari, di un mondo ristretto, ma comodo e schietto, nel quale si possa vivere e morire se non in pace, almeno con dignità; da qui l’avversione per le corti, per il mondo dei ricchi e dei potenti che, nemmeno loro, hanno la felicità, per i falsi valori. In questo senso Bertoldo più che caricatura ci pare un modello, un tipo umano ancor oggi presente; per questo Bertoldo non parla il nostro dialetto, ma una specie di koinè, mista di padani umori, a testimoniare la lingua non di una zona o di una epoca, ma un linguaggio più universale.


Le sottilissime astuzie di BERTOLDO E le ridicolose semplicità di BERTOLDINO

AUTORE Giulio Cesare Croce ​ ADATTAMENTO Renato Baldi - Alberto Bronzato ​ ​REGIA Alberto Bronzato​ ​ MUSICHE Giannantonio Mutto ​ PERSONAGGI E INTERPRETI Menghina: PRISCILLA ALTIERI Re Alboino: VALERIANO BENETTI Una villana – una cortigiana: MARCELLA BERNARDINELLI Bertoldino: ALBERTO BRONZATO Cuoca – una villana – una cortigiana: MONIA CIMICHELLA Bertoldo: TIZIANO GELMETTI Un villano – un cortigiano: FABIO GELMETTI Marcolfa: TIZIANA LESO Una villana – una cortigiana: LARA MARTINELLI Regina Magonia: FILLI NAZZARO Sbirro – un villano – un cortigiano: FABRIZIO RAIMONDI Ciambellano: ERMANNO REGATTIERI Una villana – una cortigiana: PAOLA TULLI ​ Scenografie: MARIO BERTONCELLI, GIORGIO PELOSO Costumi: LUCIANA MARTINI Luci: SERGIO BALTIERI, GRAZIANO COLTRI Tecnico suono: FRANCESCA GUDENZI Elementi scenografici: STEFANO TESSARI Voci del coro: EMANUELA PERLINI, MASSIMO RIZZA




GALLERIA FOTOGRAFICA

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